Prima di presentare una richiesta all’URP di ARPA Puglia, si consiglia la lettura delle risposte alle Domande Frequenti (FAQ) in questa pagina. Le medesime FAQ (Domande e risposte) si trovano in fondo alle pagine dei Temi/Servizi di interesse. AcquaAlimentiAmiantoAriaBalneazioneBibliotecaCampi elettromagneticiEmergenze AmbientaliFitosanitariInquinamento luminoso
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In primo luogo la classificazione di un evento quale “emergenza ambientale” non compete al semplice cittadino, ma agli enti e organismi preposti. Il cittadino può segnalare l’evento, non classificarlo. Pertanto il cittadino stesso dovrebbe rivolgersi a differenti soggetti a seconda delle macrotipologie di evento: per incendi sempre ai Vigili del Fuoco, per fenomeni in mare alle competenti Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, per eventi a terra o che interessano i corpi idrici superficiali al Corpo Forestale dello Stato o alla Polizia Provinciale. Per manifesti reati ambientali ai corpi di polizia giudiziaria (NOE, Carabinieri, Pubblica Sicurezza Guardia di Finanza Polizia Urbana e ancora Polizia Provinciale, Guardia Costiera e Corpo Forestale dello Stato). In ogni caso la prima autorità di diretta interlocuzione, salvo che per gli incendi di cui si è già detto, è l’Amministrazione Comunale del territorio interessato all’evento, attraverso i canali che essa ha attivato all’uopo, o comunque la Polizia Municipale - Urbana.
In estrema ratio, per eventi di particolare estensione e gravità, può essere interessata anche la competente Prefettura, che attiverà il sistema di Protezione Civile.
L’attivazione in emergenza dell’ARPA transita sempre attraverso i soggetti sopra citati, in quanto ARPA svolge, per le situazioni di emergenza, il ruolo di supporto tecnico scientifico specialistico a detti soggetti ed enti.
Al cittadino va anche ricordato di evitare il “procurato allarme”.
Ad ARPA può comunque essere inviata, tramite l’URP, la segnalazione di un evento ambientale, corredata del massimo di elementi utili alla sua valutazione e classificazione.
Dal punto di vista normativo, la materia è regolata dalla Legge Regionale 23 novembre 2005, n.15 e dal Regolamento Regionale 22 agosto 2006, n. 13 e le funzioni di vigilanza e controllo sulla conformità degli impianti di illuminazione esterna ai requisiti di legge competono ai Comuni, che possono avvalersi anche della collaborazione dell’ARPA (ex art. 4 della L.R. n. 15/2005). ARPA Puglia non è attualmente dotata di strumentazione idonea ad eseguire misure per tale matrice. Pertanto, al momento, non può eseguire controlli strumentali a supporto delle amministrazioni comunali.
Le radiazioni ionizzanti sono particelle o onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto energetico, in grado di rompere i legami atomici del corpo irradiato e caricare elettricamente atomi e molecole neutri, strappando elettroni legati al nucleo (processo di ionizzazione). La capacità di ionizzare e di penetrare all’interno della materia dipende principalmente da: energia, tipo di radiazione emessa, composizione e spessore del materiale attraversato.
Le sorgenti di tali radiazioni possono essere sia naturali (es. radon, raggi cosmici, etc.) che artificiali (sostanze radioattive utilizzate in medicina o rilasciate nell’ambiente a seguito di test nucleari o di incidenti in impianti nucleari).Le radiazioni direttamente ionizzanti sono particelle cariche elettricamente, come le particelle α (alfa) e le particelle β (beta). Le radiazioni indirettamente ionizzanti sono i fotoni X e γ e i neutroni. In definitiva, si parla di radiazioni ionizzanti quando si ha trasferimento attraverso particelle α (nuclei di elio cioè due neutroni e due protoni), β (- o + a seconda che si tratti di elettroni o positroni) o onde elettromagnetiche con lunghezza di onda non superiore a 100 nm (nano metri) o con frequenza maggiore di 3*1015 Hz.
Le radiazioni ionizzanti possono interagire con la materia vivente trasferendo energia alle molecole delle strutture cellulari e sono quindi in grado di danneggiare in maniera temporanea o permanente le funzioni delle cellule stesse.
I danni più gravi derivano dall’interazione delle radiazioni ionizzanti con il DNA dei cromosomi. I danni al DNA cellulare possono essere prodotti direttamente dalle radiazioni incidenti o indirettamente dalle aggressioni chimiche generate dall’interazione delle radiazioni con le molecole di acqua contenute nei tessuti.
A livello di organismo la gravità del danno dipende dal tipo e dalla dose di radiazione (quantità di energia ceduta dalla radiazione), dalla via di esposizione (irraggiamento esterno, inalazione, ingestione) e dalla sensibilità del tessuto interessato alle radiazioni.
La radiosensibilità di un tessuto è direttamente proporzionale all’attività proliferativa delle sue cellule ed è inversamente proporzionale al suo grado di differenziazione. Le popolazioni cellulari più radiosensibili sono pertanto quelle con un elevato indice di proliferazione, come quelle della cute, del midollo osseo e delle gonadi; sono invece definiti radio resistenti i tessuti con cellule che hanno scarsa capacità proliferativa, come il sistema nervoso, i muscoli, i reni ed il fegato.
I danni che una radiazione ionizzante può provocare ai tessuti biologici sono di vario tipo e vengono suddivisi in:
Storicamente la prima unità di misura utilizzata per esprimere l’attività di una sostanza radioattiva è stata il Curie (Ci): pari all’attività di circa 1 gr di Radio (Ra-226), ed esprimibile come 37.000 miliardi di disintegrazioni al secondo.
Da alcuni anni nel Sistema Internazionale (SI), tale unità di misura è stata sostituita dal Bequerel (Bq), che corrisponde a 1 disintegrazione al secondo.
In ambito radioprotezionistico, le grandezze di riferimento sono espresse tramite la dose di radiazioni necessaria a produrre effetti visibili sulla materia. Esprime la misura dell’energia assorbita per unità di massa ed in particolare:
la DOSE ASSORBITA individua la quantità di energia che viene liberata dalle radiazioni ionizzanti per unità di massa. Tale grandezza la si misura con appositi strumenti (dosimetri) ed il suo significato è del tutto generale e non legato specificatamente all’interazione delle radiazioni con i tessuti biologici. L’unità di misura è il Gray (Gy);
la DOSE EQUIVALENTE è definita come la DOSE ASSORBITA media in un tessuto o organo, ponderata a seconda del tipo e della qualità della radiazione. L’unità di misura è il Sievert (Sv);
la DOSE EFFICACE è definita tramite la somma delle dosi equivalenti in diversi organi interessati dalla radiazione, ponderata a seconda dell’organo o tessuto (non tutti gli organi e tessuti sono sensibili allo stesso modo alle radiazioni ionizzanti). L’unità di misura è il Sievert (Sv).
Il “tempo di dimezzamento” di un radioisotopo (elemento radioattivo) è definito come il tempo necessario affinché la metà degli atomi di un campione puro, di tale elemento radioattivo, si trasformi in un altro radioisotopo. In altre parole, il tempo di dimezzamento, è il tempo necessario perché il numero dei nuclei radioattivi diminuisca di una metà rispetto al valore iniziale. Tale grandezza fisica varia da radionuclide a radionuclide e può variare da frazioni di secondo a miliardi di anni.
La normativa nazionale in materia di radiazioni ionizzanti è costituita da:
La normativa regionale in materia di radiazioni ionizzanti è costituita da:
I settori principali sono: industriale e sanitario.
In ambito industriale le sostanze radioattive sono utilizzate per il controllo del flusso di scorrimento di liquidi in condutture; verifica operativa nella lavorazione del petrolio (cracking); controllo di livello in serbatoi, silos e altiforni; controllo e valutazione di spessore in lamine metalliche; controllo di qualità per saldature e giunzioni (gammagrafie); sterilizzazione per l’industria agro-alimentare; prodotti tecnologici (parafulmini, dispositivi antincendio, ionizzatori per l’industria cartiera e non, gascromatografi.
In ambito sanitario le sostanze radioattive sono utilizzate presso i servizi di Medicina Nucleare (scintigrafie, flussimetrie, analisi funzionali, brachiterapia endocavitaria e interstiziale, radioterapia metabolica, teleradioterapia con sorgenti esterne), Centri di sterilizzazione ematica; Laboratori R.I.A.( Radio-Immuno-Assay).
L'uranio impoverito è ottenuto come materiale di scarto del procedimento di arricchimento dell'uranio. La miscela di partenza è quella naturale ed è composta da Uranio 235 (U235) e Uranio 238 (U238) con una concentrazione relativa dell’isotopo U235 pari a 0,71 %. L’arricchimento della concentrazione di U235, da origine all'uranio arricchito utilizzato principalmente come combustibile nelle centrali nucleari e come principale elemento detonante nelle armi nucleari.
Come già detto, il materiale di scarto di tale processo consiste quindi di una miscela di U238 e U235, con una percentuale di U235 pari a 0,2 % circa, inferiore al valore naturale di 0,71 %.
La Regione Puglia, con DGR del 26 aprile 2010, n. 1077 “Approvazione della rete regionale di monitoraggio della radioattività ambientale”, ha approvato e finanziato la Rete di Sorveglianza della Radioattività Ambientale, secondo quanto stabilito dallo stesso art.104 del Dlgs. 230/1995 e s.m.i., affidandone la realizzazione e la successiva gestione ad Arpa Puglia. In Tabella 1 sono elencate le principali attività di monitoraggio della radioattività ambientale con programmazione annuale.
COMPARTO | MATRICE | FREQUENZA DELLE MISURE | PRINCIPALI RADIONUCLIDI |
ARIA | Rateo di Dose Gamma | Giornaliera (In continuo) | Dose g |
Particolato Atmosferico | Giornaliera e mensile | 137Cs, Be, b-Totale, a-totale | |
Deposizioni umide e secche al Suolo | Mensile | 137Cs, 7Be, 90Sr | |
SUOLO | Rateo di Dose Gamma | Triennale | Dose g |
Terreno | Triennale | 137Cs, 60Co | |
ACQUE DOLCI E MARINE | Detrito Fluviale DMO (Detrito Minerale Organico e Sedimentabile) | Semestrale | 137Cs, ¹³¹I, 90Sr, b-Residuo |
Acque Marine | Semestrale | 137Cs, ¹³¹I, 90Sr, b-Residuo | |
IMPIANTI DI DEPURAZIONE | Fanghi impianti di depurazione | Annuale | 137Cs, ¹³¹I, ¹¹¹In |
Reflui impianti di depurazione | Annuale | 137Cs, ¹³¹I, ¹¹¹In | |
ACQUE POTABILI | Acque potabili | Semestrale | a-Totale, 137Cs,
¹³¹I, 90Sr, 3H |
ALIMENTI | Latte fresco | Mensile | 137Cs, 90Sr |
Carne bovina | Trimestrale | 137Cs, 90Sr | |
Cereali e derivati | Stagionale | 137Cs, 90Sr | |
Altri prodotti (Vegetali, Pesci) | Stagionale | 137Cs, 90Sr |
Nel nostro paese il controllo sulla radioattività ambientale è regolato dal DECRETO LEGISLATIVO 31 luglio 2020, n. 101. Tale decreto all’art. 152 prevede che il controllo della radioattività ambientale sia affidato alle Regioni.
Ad aprile 2010 la Regione Puglia ha approvato e finanziato la Rete di Sorveglianza della Radioattività Ambientale secondo quanto stabilito dall’ art.104 del Dlgs. 230/95 e s.m.i., all’epoca vigente, affidandone la realizzazione e la successiva gestione ad Arpa Puglia.
ARPA Puglia svolge una costante attività, mediante la ricerca e quantificazione di sorgenti di radiazioni ionizzanti artificiali in matrici ambientali e alimentari, e la quantificazione di gas radon all’interno di luoghi chiusi come edifici ed abitazioni, soprattutto in ambienti sotterranei e seminterrati, dove il radon tende a concentrarsi maggiormente.
Nel Novembre 2009 è stato istituito presso Arpa Puglia il polo di specializzazione “Radiazioni Ionizzanti”. Del polo fa parte il CRR (Centro di Riferimento Regionale per il controllo della radioattività ambientale) inserito, dal 1995, nella Rete degli istituti, enti e organismi idoneamente attrezzati (RESORAD), coordinata da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), consistente in un insieme di strutture che concorrono a monitorare i punti di osservazione localizzati sul territorio nazionale.
I dati relativi al monitoraggio della radioattività ambientale prodotti dal polo di specializzazione sono trasmessi annualmente ad ISPRA che provvede a sua volta a trasmetterli annualmente alla Commissione Europea.
La radioattività può avere un’origine sia artificiale che naturale. La radioattività artificiale è si genera a seguito di attività umane: produzione di energia nucleare, apparecchiature mediche per diagnosi e cure, apparecchiature industriali, attività di ricerca, eccetera, cui vanno aggiunte le attività legate alla produzione di materiale bellico.
La radioattività naturale è dovuta alla presenza di radiazioni provenienti dal cosmo, alle interazioni tra queste e l’atmosfera e alla presenza di molti elementi radioattivi esistenti fin dalle origini della terra, che non si sono ancora trasformati completamente e ancora non hanno raggiunto lo stato di stabilità finale. Questi elementi sono presenti ovunque nell’aria, nel suolo, nelle acque e perfino nel nostro corpo.
Alcune determinate attività produttive che utilizzano materiali naturali possono dar luogo, durante i processi di lavorazione, a condizioni di esposizioni non trascurabili dei lavoratori o della popolazione, ad esempio per effetto del contenuto iniziale di radioattività naturale o per la produzione di residui nei quali alcuni elementi radioattivi si concentrano.
La principale fonte di esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti di origine naturale è il radon. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classificano il radon come cancerogeno di gruppo 1, cioè come sostanza per la quale si ha sufficiente evidenza di cancerogenicità nell’uomo.
Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. È generato dal decadimento del radio (Ra-226). Il radio è, a sua volta, prodotto dalla trasformazione dell’uranio (U-238), presente nelle rocce, nel suolo nelle acque e nei materiali da costruzione. Il radon (Rn-222), a sua volta decade come mostrato nell'immagine. La progenie del radon (Ra-222) è comunemente indicata come “figli del radon”, anch’essi radioattivi.
Schema semplificato del decadimento del radon negli atomi di polonio, piombo e bismuto
Il radon, dopo il fumo di sigaretta, è la seconda causa di tumore al polmone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO-OMS) lo ha inserito nell’elenco delle 75 sostanze ritenute cancerogene per l’uomo, assieme al benzene, amianto, fumo di tabacco, ecc.
Il radon fuoriesce dalle porosità e dalle crepe del terreno (vedi immagine) e da alcuni materiali da costruzione e, in misura minore, dall’acqua; si accumula negli ambienti chiusi.
Il radon penetra nelle abitazioni attraverso fessure, giunti di connessione, canalizzazioni degli impianti idraulici, elettrici e di scarico. Oppure può essere emanato da alcuni materiali da costruzione.
Vie di ingresso del gas Radon in un edificio
Il livello di radon in un ambiente chiuso è influenzato da:
Il livello di radon in un ambiente chiuso è presente maggiormente nei locali interrati o seminterrati e al piano terra.
L’unità di misura della concentrazione di radon in aria è il Becquerel per metro cubo (Bq/m3).
I livelli massimi di riferimento per le abitazioni e i luoghi di lavoro, espressi in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, fissati dal DECRETO LEGISLATIVO 31 luglio 2020, n. 101 sono i seguenti:
Arieggiare spesso i locali è un modo utile e immediato per diminuire la concentrazione di radon in casa, e favorisce anche lo smaltimento di numerosi altri inquinanti presenti nell'abitazione.
Per evitare l'ingresso del radon nell'abitazione possono essere utilizzate tecniche quali la ventilazione dei vespai, la sigillatura di tutte le possibili vie di ingresso dalle pareti e dai solai a contatto con il terreno, la pressurizzazione dell’abitazione o l’aspirazione del gas dal suolo al di sotto dell’edificio.